Mi piacciono le storie della gente di Dobrugia, hanno un fascino particolare. Per loro, la terra dell’infanzia rimane sempre il centro del mondo, anche se da anni vivono in altri paesi o su altri continenti. Guardano con avidità le foto che i loro amici pubblicano sui social network e ricordano con nostalgia la terra natia. Lo fa anche Natalia Danila Popescu, una giovane donna di Carcaliu, che vive in Italia da ormai molti anni. La nostalgia e l’amore per la sua terra d’origine l’hanno spinta a diventare la miglior ambasciatrice della Romania e della Dobrugia.
È riuscita a creare una comunità di russi lipovani a Torino, comunità di cui lei stessa ne è fiera di far parte, e organizza numerosi incontri, feste e attività per salvaguardare i valori tradizionali. Naty parla con grande emozione di Carcaliu, il paesino in cui è cresciuta e dove torna solo una volta all’anno. Nel resto del tempo, però, racconta sempre i bei ricordi che ha della sua terra d’origine. Natalia sogna di comprare una casetta tradizionale nella città di Sulina e di veder realizzato in Italia il progetto dedicato alla promozione della Dobrugia.
Carcaliu, il preludio al Delta del Danubio
Natalia Danila Popescu è nata a Sibiu, nell’incantevole Transilvania, dove i suoi genitori lavoravano, come tanti altri russi lipovani di Dobrugia. Dopo la nascita di Natalia, sono tornati a Carcaliu, un paesino nel distretto di Tulcea, dove Naty è cresciuta fino all’età di 18 anni, quando decise poi di partire per l’Italia.
„Situato sulla riva destra del Vecchio Danubio, Carcaliu non è proprio nel Delta del Danubio, ma sicuramente, come piace dire a me, è un vero e proprio preludio ad esso. A seconda della stagione, il paesino offre paessaggi meravigliosi dominati da salici piangenti che vegliano il vecchio e instancabile fiume, il gracidare delle rane e il canto degli uccelli, albe e tramonti mozzafiato, colori vivissimi e molta tranquillità. La primavera è una delle stagioni che offre le più intense e favolose emozioni: l’odore della terra sotto le scarpe, il profumo dei fiori di albiccocco, quel profumo della natura che si risveglia, il profumo del vento primaverile. Sono 15 anni che vedo la primavera di casa solo nelle foto dei miei amici”, descrive Natalia il paesino in cui è cresciuta.
Il Delta ha il sapore di gamberi e il profumo dei nonni
Ho chiesto a Naty che sapore avesse il Delta. Mi ha rivelato che, quando pensa al Danubio, gli vengono in mento i pesci e i gamberi che pescava insieme al nonno e alla mamma nei giorni estivi di domenica.
„Tutti i profumi e i sapori di casa sono legati indissolubilmente a mio nonno Chersan, figura centrale della mia infanzia e adolescenza. Aveva la barba e i capelli bianchi, gli occhi del colore del cielo e adorava tutti i suoi nipoti. Non ricordo mai di aver mai rifiutato le mie richieste, qualunque esse fossero. Nelle domeniche d’estate, riempiva la barca di bambini e ci portava tutti al Danubio. Mentre pagaiava senza sosta, ci raccontava storie con pesci gatto „grossi come dei pullman” e reti pieni di pesci e noi lo ascoltavamo con il fiato sospeso. Ci portava poi sull’altra riva del Danubio dove l’acqua era limpida e poco profonda e ci lasciava squazzare tutto il giorno.
Non mi diceva mai di no quando gli chiedevo di andare a pescare. Lui tirava la rete nell’acqua profonda, la mamma vicino alla riva, mentre io correvo con il secchio tra le mani a raccogliere i gamberi ed i pesci che pescavano. A casa, la nonna metteva a bollire i gamberi, friggeva il pesce, preparava anche una bella e dorata polenta, ci radunavamo tutti intorno alla tavola ed eravamo i più felici”, racconta Naty con nostalgia.
La zuppa di pesce e il pesce essiccato, vere prelibatezze per Naty
Natalia dice che in Italia più di tutto le manca il pesce essiccato e la zuppa di pesce. Ha l’acquolina in bocca quando ne parla.
„La zuppa di pesce, piatto tipico dei russi lipovani, non ha nulla a che vedere con quella che si trova nei menu di tanti ristoranti. Non deve essere preparata con l’acqua del Danubio, come dicono tanti, quello è solo un mito, come le storie di pesci giganti di mio nonno. La vera zuppa di pesce si prepara in un calderone sul fuoco a legna, si aggiungono cipolla, peperone, due succulenti pomodori, la testa di diverse specie di pesci e, infine, una manciata fresca di foglie di levistico del proprio orto. Il pesce si mangia separatamento con aglio, rafano o aceto, mentre il brodo viene servito dopo, sempre con aglio, aceto e peperoncino piccante, a seconda del gusto. Mamma mia, ho l’acquolina in bocca e sento nelle narici il profumo della zuppa bollente!
Il pesce essicato al sole mi ricorda nuovamente la mia infanzia e mia nonna Caterina, Catja, come la chiamavano tutti. La nonna lavava e salava i pesciolini, dopodichè li lasciava essicare al sole per qualche giorno. Li metteva poi nella dispensa in un sacchetto di stoffa e noi li mangiavamo come se fossero degli snack”, ricorda Naty.
Malasolca, il pesce bollito con le patate
Non so se avete capito, ma tutti i piatti di cui parla Naty sono a base di pesce. Fondamentalmente, il pesce era e lo è tuttora il prodotto principale per le persone che vivono vicino al Danubio. Hanno inventato persino dessert a base di pesce.
„Il mio cibo preferito, anche oggi, è il pesce bollito con le patate. Tipo il baccalà. In alcune zone del Delta, questo piatto si chiama malasolca, a casa mia era semplicemente pesce con patate. Il pesce veniva messo in salamoia un giorno prima, messo poi a bollire insieme alle patate con la buccia e servito poi con aceto, rafano o aglio, a seconda del gusto. Sempre il nonno mi raccontava che era il piatto preferito dei pescatori che andavano a pescare per diversi giorni. L’altro giorno, mia mamma mi ha cucinato proprio questo piatto, sapendo che sarei stata contentissima”, ha aggiunto Natalia Danila Popescu e mi ha fatto incuriosire con queste pietanze che preferisce persino alle più sofisticate ricette italiane.
I giochi dei bambini sulle strade polverose di Carcaliu
Sui giochi dell’infanzia, Naty dice che potrebbe parlare all’infinito. È contenta di aver avuto la possibilità di crescere in campagna. Mentre molti di noi giocavano tra i palazzi delle grandi città o stavano in fila per il cibo che scarseggiava, Natalia mi ha raccontato come si divertivano i bambini a Carcaliu.
„Avevamo aria aperta, ciliegi, amareni, meli, vigne, erba, insetti, oche e anatre, Danubio e tanta libertà. Le vie del paese erano tutte nostre, dei bambini, e noi ci sentivamo padroni. Le vacanze estive o invernali, quando tutti gli amici tornavano dalla città, erano le più belle. I nostri strilli si sentivano fino a notte fonda, e anche con il buio non volevamo rientrare a casa, ma quel „torna a casa o chiudo la porta e rimani a dormire fuori” della mamma ci convinceva all’instante.
Sulla panchina della casa di nonna Caterina giocavamo „Il telefono senza fili”, „Nomi, cose, città” o scrivevamo negli annuari dei nostri amici sulla copertina dei quali era scritto con lettere cubitali „VIETATO AI GENITORI”. Sulle strade polverose del paese giocavamo a „Palla avvelenata”, „Paese, paese, vogliamo soldati”, „Castello”, „Passava un principe a cavallo” etc. Davanti a casa mia, dove una volta avevamo un pavimento di cemento liscio, saltavamo la corda o l’elastico. I genitori non ci avrebbero mai dato un pezzo intero di elastico, per cui, ognuno contribuiva con un pezzetino che poi annodavamo per formare il grosso elastico che ci serviva per saltare.
D’inverno o d’estate, i bambini di Carcaliu non si annoiavano mai
D’estate, se non erano per strada, li trovavi a fare il bagno nel Danubio. D’inverno, invece, tutti i bambini di Carcaliu passavano le giornate con lo slittino sulla „Collinetta di Kazac’ka”. Se non avevano lo slittino, usavano un sacco di plastica. Non tornavano a casa nemmeno per mangiare, perchè sapevano che i genitori non gli avrebbero più fatti uscire. Quando avevano sete, mangiavano neve fresca o staccavano qualche ghiacciolo dal cornicione delle case.
Purtroppo, oggi le strade del paesino sono terribilmente silenziose, afferma Natalia con rammarico. Dice che i bambini di allora sono cresciuti e sono andati all’estero, alla ricerca di una vita migliore. La strada verso il Danubio, una volta calpestata da milioni di passi, oggi è irriconoscibile.
È andata a vivere in Italia, ma il suo cuore è rimasto a Carcaliu
Natalia Danila Popescu racconta a volte alle sue bimbe, nate e cresciute in Italia, della sua infanzia felice. Crede, però, che siano troppo piccole per cogliere il fascino dei racconti e che, per capire, bisogna viverla la magia di quei luoghi. Naty cerca di portarle nella sua campagna ogni anno durante le vacanze estive. Vuole che abbiano anche loro la possibilità di sentire la libertà e la felicità da lei vissute, camminare a piedi nudi tra l’erba fresca, esplorare il mondo delle formiche, scoprire le meraviglie della natura e di tornare, a casa, in Italia, con i visi bruciati dal sole e dal vento, ma con ricordi indelebili.
„Parlerà loro sempre con infinito amore della mia infanzia felice, delle mie origini russe di cui vado molto fiera, di tradizioni e costumi e anche del luogo in cui ho lasciato il mio cuore, sperando di infondere in loro gli stessi sentimenti d’amore e rispetto. Non so quando e se mai tornerò definitivamente in Romania, anche se ammetto che negli ultimi anni ho pensato sempre più spesso ad un eventuale rientro. Mi piace pensare che avrò il coraggio di tornare nella mai amata Dobrugia e di comprare a Sulina la casetta tradizionale con le finestre blu a cui sogni da anni. Dove inviterò le persone, amici e sconosciuti, a scoprire, amare e rispettare questa landa paradisiaca. Per adesso, però, Italia è casa mia, è la terra dove sono diventata adulta e dove ho imparato a essere forte, attraversando numerose difficoltà. Ho imparato ad amarla e a farla diventare „mia”, ringraziandole per avermi accolto a braccia aperte. E da qui, da lontano, m’impegno ad essere un vero ambasciatore del mio paese e, soprattutto della Dobrugia, promuovendo ogni volta che ho l’occassione, la bellezza, l’unicità, lo spirito e l’identità che le caratterizzano. Perchè ovunque vada, per me Carcaliu e Dobrugia rimangono il centro dell’universo”, dice con nostalgia Natalia Danila Popescu.
Una bella storia, ma anche dolorosa allo stesso tempo, vissuta da tanti romeni che vivono all’estero. Quando arrivano in Romania, iniziano a piangere e sono felici come lo erano una volta i bambini di Carcaliu quando giocavano per le vie polverose del paese. „O mio Dio, sono su terra romena, sono così felice!”, ho sentito dire recentemente all’aeroporto una signora di ritorno dalla Grecia. La loro casa, lingua, ricordi, amici e parenti, creano legami invisibili, ma che i romeni che vivono all’estero sentono nel profondo del loro cuore. Tutto ciò fa parte parte del nostro DNA e nulla e nessuno può portarcelo via.
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